venerdì 20 luglio 2007

Finché c'è la salute

Dal Giornale del Popolo del 20 luglio

Diavolo, ma non se ne può proprio più. A chi lo dice! L'altro giorno andavo in motorino e mi pareva di star ferma, manco a muoversi si poteva provare il sollievo di una corrente d'aria. E per non parlare delle zanzare, addestrate a pungere persino sotto i vestiti e guardi che se l'affidassimo a loro la cattura di Bin Laden saremmo a posto. L'altra sera sono andata a letto cosparsa di un intruglio comprato alla Manor che solo a starmi vicino mi sentivo intossicata e neppure quello è bastato. La mattina mi sono svegliata che si poteva giocare a "unisci i puntini" con le protuberanze rosse disseminate sul mio pallore. Pallore si, ha ragione, perché neppure il sole si può prendere, oramai. Il sole è malato, sì sì! Per la verità, sa com'è, io così bianca il sole non l'ho preso mai e un po' me ne vanto, ma il vero cruccio...lo sa qual è? L'aria condizionata. Mamma mia, a chi lo dice, questa cervicale mi fa vedere le stelle e fosse per me soffrirei il caldo, ma i colleghi in ufficio, sa com'è. Ogni giorno ti trovi davanti al dilemma: affrontare gli insulti dei vicini di scrivania e soprattutto gli effluvi di ascelle robuste controvento o coprirsi come fossimo a gennaio per poi morire d'escursione termica sull'uscio? E ma noi ci lamentiamo ci lamentiamo. Pensi quelli che non hanno casa nè al mare nè in città. E quelli che stan male. Ah già la salute. Che uno finché non la perde non si accorge mai di quanto è importante. E comunque sa cosa le dico? Si stava meglio quando si stava peggio, eggià! E poi non ci sono più le mezze stagioni e soprattutto. Soprattutto da queste parti non si trovano due neuroni in croce in grado di partorire un dialogo più complesso di questo.

mercoledì 18 luglio 2007

Ottimo numero anche questa settimana, a partire dal sublime editoriale "la bohème di Briatore".
-L'intervista di Antonella Clerici stupenda, meritava la copertina. E però io vengo attratta dalla foto di miss tagliatelle di nonna pina in costume, che per anni (da Sanremo soprattutto) ci hanno dipinto come grassottella e invece pare proprio in forma. E ancora una volta siamo qui a chiederci se sia photoshop, o la dieta, il caldo, o.
-poi il filone mamme: dalla Panicucci con l'ultimo figliolo, a Eva Herzigova. Quest'ultima soprattutto ci fa pensare che non c'è limite all'ingiustizia. Pensavamo di aver visto tutto con Ilary Blasi con appena un accenno di pancetta dopo la nascita di Chanel, e ora ci spiattellano Eva che è secca come un chiodo.
-Chicca trash di questa settimana invece il servizio fotografico di Sara Tommasi con neofidanzato (che, tra l'altro, mi pare abbia una -inquietante?- somiglianza con Rocco Siffredi). Lui con tatuaggio "panta rei" (in lettere greche), lei con costume terrificante, scarpe da cubista ed espressione cementificata. Virgolettati come sempre da capolavoro, tipo: «Adoro i suoi valori» e «lei ha un decolltè da urlo».
Alla prossima

«Lotti contro la tua superficialità, la tua faciloneria, per cercare di accostarti alla gente senza aspettative illusorie, senza carico eccessivo di pregiudizi, di speranze o di arroganza, nel modo meno simile a quello di un carro armato, senza cannoni, mitragliatrici e corazze d'acciaio spesse quindici centimetri; offri alla gente il tuo volto più bonario, camminando in punta di piedi invece di sconvolgere il terreno con i cingoli, e l'affronti con larghezza di vedute, da pari a pari, da uomo a uomo, come si diceva una volta, e tuttavia non manchi mai di capirla male. Tanto varrebbe avere il cervello di un carro armato. La capisci male prima d'incontrarla, mentre pregusti il momento in cui l'incontrerai; la capisci male mentre sei con lei; e poi vai a casa, parli con qualcun altro dell'incontro , e scopri ancora una volta di aver travisato. Poiché la stessa cosa capita, in genere, anche ai tuoi interlocutori, tutta la faccenda è, veramente, una colossale illusione priva di fondamento, una sbalorditiva commedia degli equivoci. Eppure, come dobbiamo regolarci con questa storia, questa storia così importante, la storia degli altri, che si rivela priva del significato che secondo noi dovrebbe avere e che assume invece un significato grottesco, tanto siamo male attrezzati per discernere l'intimo lavorio e gli scopi invisibili degli altri? Devono, tutti, andarsene e chiudere la porta e vivere isolati come fanno gli scrittori solitari, in una cella insonorizzata, creando i loro personaggi con le parole e poi suggerendo che questi personaggi di parole siano più vicini alla realtà delle persone vere che ogni giorno noi mutiliamo con la nostra ignoranza? Rimane il fatto che, in ogni modo, capire bene la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando. Forse la cosa migliore sarebbe dimenticare di aver ragione o torto sulla gente e godersi semplicemente la gita. Ma se ci riuscite... Beh, siete fortunati»

(P. Roth, da Pastorale americana)
Foto: Elisa a Dunedil, Nuova Zelanda

martedì 17 luglio 2007

Il mio regno per un fondoschiena

"Se il mio fondoschiena vale più di due lauree", scrive una lettrice di Repubblica in una lettera al vetriolo sul maschilismo italico.
Leggi il pezzo. Come reagisci. (è un test)

A- Metteresti la firma su un fondoschiena che valesse anche solo tre crediti per un esame

B- Scendi dal motorino, ti guardi intorno smarrita e gridi disperata «Una laurea. Il mio fondoschiena per una laurea»

C- Pensi che eccolo, è l'argomento dell'estate da domani sarà tutto un fiorire di Concita(te) e Rodotà. E allora corri a fare le fotocopie e a fare il caffè al tuo capo. Donna.

venerdì 13 luglio 2007

Harry Potter in valigia

dal GdP del 13 luglio 2007

Alla fine è meglio così. È meglio che il film di Harry Potter lo facciano uscire d'estate, la maggior parte dei marmocchi infatti è già al mare con mamme ed eserciti di baby sitter. In città – e nella fattispecie al cinema – restano i giovincelli che hanno già iniziato a preparare le valigie. Dev'essere per questo che l'altra sera al cinema c'erano solo un paio di bambini e una miriade di semiadulti. Alcuni scorazzavano pargoli, con ogni probabilità cugini presi a prestito per avere la scusa di andare a vedere un film da ragazzini. Poi si sono spente le luci e ci siamo tutti rilassati. Tutti noi sopra i venti, dico, che eravamo finalmente liberi di esaltarci come bambini, mentre i bambini veri sgranocchianti pop corn scodellavano commenti tipo "ah, ma è diverso dal libro" mentre noi affondavamo nelle poltrone per non vedere i terribili incantesimi dei maghi cattivi. E qui si capisce che una generazione cresciuta a Goonies, Pollyanna e I Puffi e forte di un'educazione sentimentale da Barbie e Ken, ha poco spazio nel mondo moderno, dominato da mostriciattoli super intelligenti venuti su a pane e playstation. Ecco, per chi invece si è fermato al livello tre del Tetris del Game Boy, le magie di Harry Potter sono mirabolanti e fantastiche e fanno venir voglia di avere una stanza dei giochi. Vecchi luoghi per giochi nuovi. In fila ci sono dieci paia di scarpe, cinque parei, sette costumi, tre infradito, un cappello di paglia, una borsa di paglia, tre creme solari, due vestiti da sera, dieci magliette, due bermudini, cinque gonne, quattro vestiti da mare per sette giorni di mare. Dai bambini giochiamo a fare entrare tutte quelle cose lì nella valigia?!

giovedì 12 luglio 2007

mercoledì 11 luglio 2007

Le parole sono importanti


Per le parole così importanti che commuovono e innamorano. Contro l'inflazione insensata dei deittici, degli intercalare, dei puntini di sospensione a sproposito.

venerdì 6 luglio 2007

Salutatevi dal mare

dal GdP del 6 luglio 2007

“E mandami una cartolina!”. Senti una frase così e ti viene in mente una scena sbiadita di Sapore di Mare. Gianni, Selvaggia (vanto un'amica rischiava di essere chiamata così in onore di quell'Isabella Ferrari adolescente), la Versilia della Capannina, i giochi in spiaggia, le gite in pedalò, gli scherzi sotto il sole fino alla malinconia da ombrelloni vuoti e lettini ripiegati su se stessi come la stagione che volge al termine. Un annetto fa stavo partendo per non so dove quando mia sorella mi gridò dietro “mandami una cartolina”. La guardai dall'alto del mio iPod e del mio cellulare con fotocamera dicendo “mioddio, che arretrata!”. E però ancora una volta galeotto fu l'ostentato disprezzo. Il tarlo delle cartoline è incominciato, anzi ricominciato, esattamente lì. Sarà l'estate incipiente e le vacanze lontane, ma mi è presa una nostalgia canaglia peggio di quella per i cartoni animati e i panini col burro e lo zucchero. La nostalgia di quelle vacanze e gite scolastiche per cui si partiva con walkman e foglio con gli indirizzi degli amici e si tornava con le cartoline scritte e affrancate ma non spedite per pigrizia. Così ho ricominciato. A mandarle, dico. E socialmente, giuro, non è stato facile. La gente, quando vede che hai impiegato almeno dieci minuti per scegliere la cartolina, affrancarla, scarabocchiare un saluto e spedire, anziché i canonici trenta secondi per i 160 caratteri di un sms, magari con la foto, ti guarda malissimo. Sempre pensando che 'sto gusto per le cose vecchie tradisce sbavature reazionarie e poco democratiche e soprattutto, ed è questo il vero peccato, tempo da perdere a palate. Dunque, ora, voi avete tutto il tempo che volete per decidere se è una cosa retrò, e quindi figa, oppure polverosa, dunque vecchia. Quanto a me devo raccogliere gli indirizzi prima di partire. Non è mai troppo presto, signora mia!

mercoledì 4 luglio 2007

Parole sante, cose da fare presto

Copio e incollo, senza gentile concessione.

«La soluzione è comprarsi un filone di pane, un salame stagionato e del latte, inoltrarsi in un parco semideserto e all'ombra pasteggiare piacevolmetne lasciando riviste, cellulari ed internet a casa...almeno per mezza giornata...o almeno pensare di farlo». (d.)

lunedì 2 luglio 2007


Grilli e odore di fieno