venerdì 12 ottobre 2007

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that I would be good even if I did nothing
that I would be good even if I got the thumbs down
that I would be good if I got and stayed sick
that I would be good even if I gained ten pounds

that I would be fine even if I went bankrupt
that I would be good if I lost my hair and my youth
that I would be great if I was no longer queen
that I would be grand if I was not all knowing

that I would be loved even when I numb myself
that I would be good even when I am overwhelmed
that I would be loved even when I was fuming
that I would be good even if I was clingy

that I would be good even if I lost sanity
that I would be good
whether with or without you

L'estetica politica


Dal Giornale del popolo del 12 ottobre

Ora, loro devono averlo fatto per noi. Evidentemente chi pubblicizza i prodotti anticellulite ha fatto sapere che in giro c'è ancora un nutrito gruppo di persone (per lo più donne) che crede alla pubblicità. E allora quel manipolo di politici coraggiosi ha deciso di smutandarsi sui manifesti pubblicitari della Migros. E noi crediamo sempre alla pubblicità. Ma, c'è un ma. Cadeva infatti questi giorni il quarantesimo anniversario della morte di Che Guevara. Un gran bel rivoluzionario che ci ha portato a divorare con gli occhi magliette e bandiere nel periodo d'oro del liceo. Perché la presenza di una foto del Che (quella col sigaro in bocca ha fatto strage di cuori) era un dovere inderogabile anche quando incoscientemente assolto in una camera d'adolescente. Era quel periodo d'oro in cui le ragioni della politica sottostavano leggiadramente a quelle dell'estetica. Ebbene, qualcuno ancora crede che la bellezza di un candidato sia direttamente proporzionale alla sua validità come politico; declinazione mondana della bellezza splendore del vero di patristica memoria. O comunque: per non capirci niente meglio votare uno che in televisione fa la sua porca figura. Dunque si capisce cosa c'entri Che Guevara con i manifesti dei candidati alle elezioni federali in mutande sulla pubblicità della Migros. Perché uno può pure evitare di occuparsi di politica (suvvia, l'attivismo è così blasè. Io per i monaci birmani mi sono fatta le unghie rosse, ma oltre non si può andare). Ma non può evitare di occuparsi di pubblicità. E forse un programma politico infondato non saremmo in grado di riconoscerlo. Ma una brutta pubblicità non può sfuggirci.

giovedì 11 ottobre 2007

venerdì 5 ottobre 2007

Il bestiario dell'abbordaggio

Dal Giornale del Popolo del 5 ottobre 2007

Lo sappiamo e se n'è già parlato diffusamente da queste parti, che i cari vecchi “hai da accendere”, “bevi qualcosa?”, “ma io e te ci siamo già visti” non funzionano più. Così come tra i ragazzini non si dice più “sei uno sfigato”, ma “sei un looser”, analogamente nell'improvvida arte dell'abbordaggio cambiano le regole e cambiano le frasi topiche. Sì lo so che questo inizio da onanista sintattico vi sta facendo pensare che mi sto trasformando in Beppe Severgnini. In realtà l'intento, qua, è solo quello di realizzare un piccolo bestiario. Perché ognuna di noi pensa che la peggiore sia capitata a lei, ma poi a sentire i racconti delle amiche i posti in classifica diventano davvero difficili da assegnare. Ottimo piazzamento nella hit parade del trash lo può conquistare il piacione ultra quarantenne che si avvicina alla giovane (siamo in una discoteca e questa è indubbiamente un'aggravante), sfodera o sguardo languido e attacca: «Sai, io ho fatto la comparsa nella soap Vivere». Lui convinto, lei attonita. Un po' come il tizio del carro attrezzi. La giovane automobilista ha visto uscire fumo dal motore. È persa, smarrita come qualunque femmina di fronte a un aggeggio meccanico. L'unica soluzione è il carro attrezzi. Arriva “Salvo, il guidatore di carro attrezzi” (lei lo chiama ancora così) e mentre traina la sua macchina in panne la fa accomodare accanto a lui alla guida del camioncino, «ché si sta più comodi». E lì, in una nemesi sublime e terribile, mentre rimorchia la sua macchina, tenta di rimorchiare anche lei fino al «se hai ancora bisogno, chiamami»; con parallelo sfoderamento del biglietto da visita. Tutto bello sporco di grasso.