venerdì 25 novembre 2011

Natalia Aspesi, gli occhiali e i maschi adulti e sporcaccioni di una volta

Oggi c'è una irresistibile Natalia Aspesi sul Venerdì di Repubblica:

«Quando uscivo con i primi orribili corteggiatori, mia madre mi pregava: non mettere gli occhiali, se no pensano che leggi e sei istruita e non ti vogliono più»

«... fanciulle oggi ottantenni, abituate allora a fingere purezza e ingenuità, ne sapevano più del diavolo, avendo a disposizione maschi adulti e sporcaccioni addestrati in quelle famose case del piacere scomparse da più di 50 anni: la parola orgasmo, che oggi è una specie di ricompensa da ottenere faticosamente e quando capita, di cui si parla continuamente a vanvera e arricchisce i sessuologi, non esisteva: però quella cosa lì, per via di quei seduttori sofisticati, capitava e non c'era bisogno di darle un nome».

Che amore l'influenza

Dal Giornale del Popolo del 25 novembre 2011
Lei crede fermamente che un bicchiere di acqua bollente con lo zucchero (senza limone) e una borsa dell'acqua calda sullo stomaco possano risolvere il disastro. Lui non vuole sentire parlare di ingerire alcunché e preferisce rantolare un'intera notte e tenersi un secchio di fianco al letto per ogni evenienza. L'unica cosa su cui un uomo e una donna possono concordare in caso di costipazione intestinale e sospetta influenza è che un medico non va chiamato se non in presenza di indizi inequivocabili di morte imminente. (E comunque sempre insistere perché l'altro lo chiami, mai farlo per se stessi). Probabilmente il giorno dopo la notte infernale i giornali scriveranno che il virus tal dei tali è in giro e la vaccinazione è consigliata, nel caso fosse già troppo tardi meglio stare leggeri, aspettare che passi e poi imbottirsi di fermenti lattici e vitamina C. Già perché l'influenza sta all'inverno come il caldo sta all'estate, il che significa che non ci sono mai abbastanza luoghi comuni per registrarne l'arrivo, né abbastanza modi diversi per litigare su come affrontarlo. Perché ognuno ha le sue nonne e i suoi rimedi e vivere insieme significa per forza di cose trovare un compromesso che salvaguardi la reputazione di entrambi i rami del parentado. E sembra ieri che parevano insormontabili i litigi sulla disposizione dei libri e quelli sulla razionalizzazione degli scaffali della cucina. Sembra ieri che concedevate «Ok, le uova vanno in frigo purché non tolgano spazio agli smalti ché se no si seccano». Oggi il tema è ben più scottante e l'incognita più grande. Soprattutto se non avete neppure un termometro in casa e il frigo è vuoto. E vi sentite ancora troppo giovani per non credere che l'unico toccasana sia rifugiarsi nel letto dei genitori a guardare le televendite.

venerdì 18 novembre 2011

Il castigo è innanzitutto estetico

Dal Giornale del Popolo del 18 novembre
È una parte scomoda della storia, ma qualcuno dovrà pure analizzarla. Ai vostri figli laureati in economia e possessori di qualche titolo di studio riassunto da acronimi impronuciabili lasciamo la parte meno interessante. Quella che dovrebbe capire come diavolo si sia passati dalla crisi dei mutui americani a quella degli Stati europei. Perché che gli americani fossero dei consumatori quantomeno avventati, lo abbiamo sempre saputo (noi che frequentavamo i negozi di Manhattan nei tempi d'oro). Ora c'è da capire come diavolo questo disastro abbia attraversato un Oceano e tenti di sommergere le formichine del Vecchio Continente. Come sia successo che internazionalmente siamo finiti a lodare la sobrietà e la morigeratezza. E non parliamo solo dei vestiti da poche sterline di Kate Middleton. Né di quelle scarpe color tortora col plateau che la moglie di William d'Inghilterra indossa ogni due per tre ignorando una delle regole fondamentali di Paris Hilton («Mai farsi fotografare due volte con lo stesso vestito»). Quello che succede Oltremanica è ancora poco. Nel continente ci ritroviamo a lodare il rigore di una signora tedesca che indossa giacche uscite dalla DDR. Oh se solo ci fosse un Berlusconi a paragonarla a una Rosy Bindi noi potremmo ancora indignarci e passare ad argomenti più seri, invece ci tocca guardare in faccia la realtà e farlo da soli. Guardare con occhi sbarrati questo nuovo governo italiano che è un monito culturale per tutto il continente. Fate pure le cicale, ma prima o poi il castigo arriva. E avrà l'immagine di una squadra di signori in grisaglia, signore con plantare Valleverde e neanche un capello (trapiantato) da annodare al pettine.

venerdì 11 novembre 2011

Stivali di gomma e finte soluzioni

Dal Giornale del Popolo dell'11 novembre

È stata una settimana durissima. Sferzata di pesanti piogge e cielo grigio. A conti fatti nell'armadio non ci sono mai scarpe abbastanza adatte ai fiumi di acqua che periodicamente si riversano sulle nostre strade. Non si possono usare quelle col tacco per non rovinarle. Quelle da tennis resistono per poche ore prima di infradiciarsi. Infine non sempre si hanno sotto mani vecchi stivali quasi smessi da immolare alla causa. È in settimane come queste che una donna comincia a considerare cose altrimenti impensabili come gli stivali di gomma. È ragionevole pensare che tutto sia iniziato con quella sublime foto di Kate Moss al festival di musica rock di Glastonbury, con shorts inguinali e stivaloni sporchi di fango. Vi sono effettivamente solo due modelli possibili nell'indossare queste calzature. Uno è per l'appunto Kate Moss nella suddetta situazione. L'altro è mia nonna Olga nei gloriosi momenti in cui si apprestava ad andare nell'orto dopo settimane di pioggia. Il fatto che noi ragazze abbiamo molte più probabilità di somigliare al secondo modello invece che al primo, non ci ferma. Ci sono soluzioni che fortemente desideriamo e perseguiamo anche se sappiamo che non ci renderanno esteticamente migliori, che finiranno per concludersi con il rimpianto del tempo in cui non avevamo il coraggio di prenderle. Di tempi in cui in definitiva si stava peggio, ma ci si sentiva a proprio agio. Decisioni in un certo senso giuste, approvate da tutti, consigliate, perfette per metterci al riparo dalle tempeste. S'è fatto quel che si doveva fare, insomma, come quando Ridge lasciava Brooke per mettersi con qualcuna meno bionda e più affidabile. Ma proprio ora che ha smesso di piovere è inevitabile sentire la nostalgia di decenni di piedi bagnati nel berlusconismo.



venerdì 4 novembre 2011

Lo spread dei sentimenti

Dal Giornale del Popolo del 4 novembre
Il mio amico giornalista inviato al G20 di Cannes piangeva miseria, l'altra sera. Neanche un black bloc per chiacchierar, solo esperti berluscologhi ansiosi di raccontare il tracollo del cavaliere e occhialuti economisti pronti a fornire per l'Europa una diagnosi non dissimile da quella già pronta per il berlusconismo. Niente da fare per chi si dibatte da giorni tra borse in picchiata, tassi, spread, quotazioni del franco, dell'euro e dei loro simili. Più i giornali si riempiono di paginate esplicative appositamente pensate per gli ignoranti, più gli ignoranti capiscono che non ci capiranno mai nulla e avvertiranno la minaccia palpabile della miseria incombente. Perché, certo, noi siamo fortunati e quelli che soffrono davvero sono altri, ma se un giorno toccasse anche a noi? È vero che noi siamo gente più coscienziosa, ma se un destino greco fosse dietro l'angolo per tutti? Quest'estate sguazzavamo nel loro mare dicendo che in fondo non si sta così male in un paese sull'orlo della bancarotta, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo la terraferma e oggi non saremmo più così brillanti come qualche mese fa. Sarà in balia di questo impeto malinconico e con nella mente il proposito di comprare la biografia di Ornella Vanoni che siamo finite su Youtube. Ad ascoltare i pezzi in cui divinamente duettava con Gino Paoli. A storia d'amore finita da un bel pezzo si sono ritrovati a portare in giro per teatri e tv canzoni così sfacciatamente ammiccanti a quel che c'era stato tra loro che la memoria ancor c'offende. Ricominciare dopo la fine, dare un senso nuovo a parole che un giorno erano di passione travolgente e dopo dieci anni non sono sbiadite e forse per l'uno sono sepolte, ma per l'altra non completamente. È possibile? Eccolo, un tema in cui nessuna paginata economica di giornale potrà aiutarci. La difficile gestione dello spread dei sentimenti.