martedì 2 febbraio 2016

Vestiti da casa ne abbiamo?

Dal Giornale del Popolo del 28 gennaio
Andrea Camilleri in un'intervista a Repubblica di qualche giorno fa ha spiegato che lui, scrittore e e lavoratore “casalingo” per eccellenza, non si siede alla scrivania prima di essersi preparato di tutto punto. Sciabattare per casa in pigiama è bello e rilassante, ma dopo un'ora, avverte il padre del commissario Montalbano, bisogna smettere. Il tema degli abiti da casa, o vestiti da relax, diventa in effetti molto importante quando, per amore o per forza, dentro quelle quattro mura ci si trova per molto tempo. Magari costretti da bambini malati, o appena nati, oppure da questa invenzione moderna bellissima e pericolosa che è il lavoro da casa; quel luogo dell'anima in cui puoi stare al computer facendoti asciugare lo smalto senza che nessun collega intorno si lamenti, ma in cui non c'è neanche un cane per chiacchierare alla macchinetta del caffè (che poi, in questo caso, è semplicemente la cara e vecchia moka). Le mie amiche sostengono che a casa si debba stare in libertà. Conosco una trend setter che in casa indossa solo calze a righe ben sistemate sopra i fuseaux: pare che la facciano concentrare. Se i fuseaux sono in lavatrice, ripiega su pantaloni enormi con fantasie etniche. Sempre abbinati alle calze a righe purtroppo. È lì, quando mi ha mandato la foto della sua tenuta da studio e concentrazione in casa, che ho fatto un voto: svegliarmi all'alba, truccarmi e pettinarmi come se mi aspettasse una giornata a Wall Street. Perché ricordiamo la lezione di una signora per bene: “Vestitevi sempre bene, ragazze, anche quando andate a buttare la spazzatura”. Lei il notaio del suo cuore lo ha incontrato proprio lì.

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